Entro
il 2050, la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi con tale crescita aumenterà
anche il fabbisogno alimentare.
I
paesi più sviluppati del pianeta consumano più cibo di quanto necessitano e
molti tipi di alimentazione sono ricchi di prodotti alimentari di origine
animale che incidono negativamente sull’ambiente.
Al
fine di garantire cibo a sufficienza per le generazioni future e al tempo
stesso ridurre al minimo l’impatto ambientale, è necessario passare a
produzioni alimentari più sostenibili e cambiare le nostre abitudini.
L’alimentazione
sostenibile è quella che ha un ridotto impatto ambientale e al tempo stesso soddisfa
le linee guida nutrizionali, è economica, accessibile e culturalmente
accettabile
Il
raggiungimento di una produzione alimentare sostenibile e la riduzione dello
speco alimentare sono sfide globali importanti che possono aiutare ad
affrontare la crescente domanda alimentare e a produrre alimenti sostenibili e
al tempo stesso nutrienti a sufficienza per tutti.
Il
sistema attuale di produzione alimentare è una delle principali cause del danno
ambientale, compreso il cambiamento climatico e l’impoverimento delle risorse
naturali, l’agricoltura da sola è responsabile per il 30% dell’emissione di gas
serra provocata dall’uomo e per il 70% dello sfruttamento delle risorse
idriche, e rappresenta la causa primaria della deforestazione, della
ridestinazione d’uso del terreni, della perdita di biodiversità,
dell’inquinamento idrico e del consumo di acqua, ad essa si aggiungono altre
attività legate alla produzione e al consumo alimentare come l’allevamento, il
trasporto, l’imballaggio e confezionamento agroalimentare, anch’esse dal
pesante impatto ambientale.
Le
misure che ognuno di noi può adottare per un’alimentazione sana e sostenibile
sono consumare meno cibo, sprecarne di meno e ridurre il consumo di prodotti
alimentari di origine animale, optando per alternative di origine vegetale, un
minor apporto energetico, soprattutto in Paesi ad alto consumo alimentare, può
salvaguardare sia la nostra salute che quella dell’ambiente, in Europa, si
stima che ogni giorno si buttano via 88 milioni di tonnellate di cibo. La
quantità maggiore di spreco alimentare, circa il 53% in Europa, è però quello
domestico.
La
produzione alimentare che deve supplire allo spreco rappresenta un inutile
impiego delle risorse agrarie e idriche, di manodopera e di energia e
contribuisce all’emissione di gas serra Se lo spreco alimentare fosse un Paese,
esso sarebbe il terzo più grande produttore di CO2, dopo USA e Cina, in
generale, la produzione di alimenti di origine animale richiede un maggior
dispendio di risorse rispetto a quelle necessarie per i prodotti di origine
vegetale e ha un maggiore impatto ambientale
I
prodotti alimentari di origine animale incidono in maniera diversa
sull’ambiente, ad esempio la produzione di 1 Kg di carne rossa causa
un’emissione di CO2 sette volte maggiore rispetto alla stessa quantità di carne
di pollo.
Gli
insetti, che rappresentano una risorsa alimentare molto diffusa fuori Europa,
stanno emergendo come fonte di proteine e la loro produzione potrebbe causare
meno emissioni di gas serra e utilizzare minori risorse rispetto alle
produzioni tradizionali di origine animale per un simile apporto proteico.
Scegliere
prodotti alimentari di origine animale più sostenibili come il pollame, il
pesce pescato con metodi sostenibili o gli insetti e ridurre il consumo di
carne rossa, latticini e uova in generale, inserendo nell’alimentazione un
maggior apporto di prodotti di origine vegetale come frutta, verdura, cereali e
legumi, rappresenta un passo significativo verso un’alimentazione più
sostenibile.
Il
consumo di alimenti di origine vegetale è inoltre associato ad un minor rischio
di ipertensione, ictus, diabete di tipo 2 e certe forme di cancro.
La
diversificazione alimentare è importante perché alcuni nutrienti, fra cui le
proteine e gli amminoacidi essenziali, si trovano in quantità minori in
prodotti di origine vegetale rispetto a carne o pesce.
Un’alimentazione
sostenibile può comportare un esercizio di equilibrio e compensazione. Ad
esempio, optare per alimenti prodotti localmente può sembrare una scelta sostenibile,
ma è così solo se sono di stagione, in quanto l’energia necessaria a coltivare
frutta e verdura nelle serre durante l’inverno è molto più ingente rispetto a
quella impiegata nel loro trasporto dai Paesi caldi.
Similmente,
i benefici ambientali e quelli per la nostra salute non vanno necessariamente
di pari passo. Ad esempio, il fatto che il consumo di pesce, soprattutto grazie
al suo contenuto di omega-3, fa bene alla salute è ben accertato, ma
l’eccessiva attività di pesca e il conseguente impoverimento delle risorse
ittiche è un problema ormai assodato e se tutti aumentiamo il consumo di pesce
secondo quanto consigliato dalle linee guida nutrizionali, la situazione
potrebbe addirittura peggiorare. La ricerca sta sviluppando la produzione di
semi oleosi a maggiore contenuto di omega-3 e il pollo arricchito con omega-3 è
già disponibile nei supermercati. Questi prodotti alimentari innovativi possono
aiutarci a soddisfare i nostri bisogni nutrizionali senza incidere sulla vita
marina. Inoltre, tutti dovremmo optare per il pesce che riporta l’etichetta con
la dicitura ‘proveniente da pesca sostenibile’.
A
prescindere dal tipo di approccio scelto verso un’alimentazione sostenibile, i
cambiamenti devono essere realistici. Anche i piccoli passi, se considerati su
scala globale, possono avere un enorme effetto sulla riduzione dell’impatto
ambientale causato dal consumo alimentare, optare per la carne di maiale,
pollame o insetti anziché la carne rossa per ottenere un minore impatto
ambientale e scegliere pesce e frutti di mare pescati in modo sostenibile
significa adottare semplici misure nelle nostre abitudini alimentari che fanno
però la differenza sull’impatto ambientale di tutto il pianeta.